Molto spesso per operare sul trasferimento file da locale a remoto e viceversa si ricorre ai metodi comuni quali può essere un “server ftp”. Senza alcun dubbio è un metodo consono a questo utilizzo ma che comporta in caso di servizi già attivi sulla box all’utilizzo di ulteriori demoni e quindi di risorse. Sulle linuxbox spesso è già attivo e/o in uso di default un servizio necessario all’amministrazione remota, ovvero ssh (porta 22). Può essere sicuramente più comodo qualora decidessimo di inviare file o intere cartelle con l’ausilio dei servizzi minimi e della criptatura di pacchetti di dati durante l’invio, così da ovviare magari ad un possibile sniffing sulla rete.

Si può quindi usufruire del comando: scp (secure copy).

Al contrario del demone SSHD, SCP non permette la connessione all’host, ma solo il trasferimento dei files sfruttando quest’ultimo come strumento di invio e ricezione di trasferimento di dati criptati.

Affinché il comando scp funzioni, il demone sshd deve quindi essere attivo.

Per intenderci non si stà facendo altro che sfruttare il demone sshd per il trasferimento file attraverso l’uso di scp. La sintassi è estremamente semplice quanto intuitiva:

Per il trasferimento di un singolo file da cartella locale a host remoto:

~$ scp -P9696 /home/user/file.esempio user@host:/home/esempio/nuovo_nome_Del_file.esempio

NB: -P9696 è la porta su cui è avviato il demone sshd.

Per il trasferimento di un singolo file da remoto a locale:

~$ scp -P9696 user@remote_host:/remotedir/file /home/utente/newfile.esempio

NB: Un’altra ed utile caratteristica di scp ci permette di copiare ricorsivamente le directory con l’opzione ‘-r’.